COME SI PROGETTA UNA PERGOLA (PERGOTENDA)?

Un primo -e fallace- pensiero è che la progettazione di una Pergotenda sia un’operazione poco impegnativa e, anzi, parecchio veloce. In realtà, per ottenere un risultato perfetto occorre consultare professionisti del settore, i soli capaci di valutare attentamente gli aspetti legati alla struttura della Pergotenda in sé e quelli legati all’estetica della struttura, aspetti importanti allo stesso modo. La Pergotenda deve rispondere a precise esigenze legate alla realtà abitativa o lavorativa nella quale deve essere collocata, dev’essere funzionale, efficiente, architettonicamente perfetta. In poche parole dev’essere una struttura personalizzata e precisa.

Analizziamo ora gli aspetti da analizzare quando si sceglie di valutare una Pergotenda:

Il sopralluogo;
Le autorizzazioni;
L’esposizione al vento;
L’altezza di partenza;
La motorizzazione;
Il tipo di fissaggio;
Le chiusure perimetrali;
Gli accessori

IL SOPRALLUOGO
Proprio perché la Pergotenda deve essere un progetto personalizzato, fondamentale è il momento del sopralluogo presso il luogo che la ospiterà. Acquistare e far installare un prodotto già pronto significherebbe rinunciare a sfruttare alla massima potenza le potenzialità di un determinato ambiente. Importante è, quindi, imparare a conoscere lo stile dell’edificio che ospiterà la Pergotenda e comprenderne il contesto abitativo.

LE AUTORIZZAZIONI
Abbiamo parlato più volte di autorizzazioni, ma è importante mettere a fuoco questo passaggio che fa parte a tutti gli effetti del processo di realizzazione della Pergotenda. Non si tratta di un semplice “capriccio” burocratico da poter essere raggirato, ma della richiesta di tutela da parte della legge per evitare che una struttura non a norma possa danneggiare o mettere in pericolo gli ambienti e le persone circostanti.

L’ESPOSIZIONE AL VENTO
Importantissima è l’esposizione al vento della Pergotenda: essa determina, infatti, la differenza di tenuta da un modello all’altro, quindi ne garantisce stabilità ed efficienza nel tempo.

L’ALTEZZA DI PARTENZA
Cosa si intende quando si parla di altezza di partenza? Ogni Pergotenda, per permettere il deflusso dell’acqua, necessita di essere in pendenza, altrimenti l’acqua accumulata ristagnerebbe e il suo peso potrebbe danneggiare la struttura e il peso che grava sul telo e sull’intera struttura quando ci sono piogge abbondanti. Laddove non dovesse essere possibile avere un’altezza sufficiente al deflusso dell’acqua, le soluzioni sono due: Quindi, per ovviare a questo aspetto e per avere un passaggio frontale adeguato anche in funzione delle chiusure, qualora l’altezza posteriore non fosse sufficientemente alta da garantire un corretto deflusso dell’acqua, si può intervenire con due differenti soluzioni:

aumentare l’altezza aggiungendo una o più binari;
optare per una Pergotenda in piano.

Altro aspetto fondamentale è lo scarico dell’acqua: ogni Pergotenda, infatti, necessita della presenza di una gronda per lo scarico dell’acqua che si accumula. Essa può essere realizzata in legno e, in questo caso, ci dovrà essere un discendente con il quale scegliere dove posizionarla e in quale direzione orientarla o in alluminio con il discendente corrispondente ai pilastri. Dal momento che, in quest’ultima, lo scarico dipende dagli altri pilastri, essa dev’essere valutata.

LA MOTORIZZAZIONE
Se la Pergotenda ha una dimensione superiore ai 4 metri deve essere necessariamente motorizzata per rispettare la garanzia e azionare una Pergotenda in maniera manuale, inoltre, comporta spesso uno sforzo maggiore. Necessaria è una valutazione specifica della tipologia di motorizzazione relativamente all’impianto elettrico, alle chiusure perimetrali e alla scelta di dotare la Pergotenda di un sistema di illuminazione.

IL TIPO DI FISSAGGIO
Un altro aspetto fondamentale nella progettazione e installazione di una Pergotenda è il tipo di fissaggio al suolo. Semplice è installare la Pergotenda che si trovi al piano terra: sarà sufficiente forare il pavimento e posizionare i pilastri della struttura. Complesso è, invece, installare una pergotenda su di un piano superiore come, ad esempio, una terrazza o un balcone, dal momento che non si può danneggiare la guaina impermeabile. In presenza di un muretto o una ringhiera ci si può poggiare su di esso; si può creare un cordolo o delle zavorre in grado di rendere la struttura resistente al vento.  In presenza di una pavimentazione rialzata essa diventerà il piano di fissaggio per la Pergotenda.

LE CHIUSURE PERIMETRALI
Per utilizzare uno spazio esterno anche quando le condizioni climatiche esterne sono sfavorevoli si può ricorrere alle chiusure perimetrali, le quali possono essere direttamente integrate nel progetto di una Pergotenda. Le chiusure perimetrali possono essere in pvc, possono essere costituite da tende, da vetrate scorrevoli, da vetro a impacchettamento o da tendaggi specifici.

GLI ACCESSORI
L’ultimo passaggio fondamentale da considerare è costituito dagli accessori. Con un’esposizione del palazzo a nord si presenterà inevitabilmente il problema della condensa, per cui può essere molto utile ed esteticamente interessante progettare un sistema di aereazione forzata in grado di raccogliere l’umidità e ridurre il fenomeno della condensa. Tra gli accessori delle Pergotende esistono  altri strumenti, tra cui impianti di riscaldamento, di illuminazione, di radiocomando in grado di rendere quella della Pergotenda un’esperienza all’avanguardia, piacevole, e davvero comoda.

Dopo aver elencato sinteticamente i passaggi necessari alla valutazione di una Pergotenda, è necessario rivolgersi a un professionista perché il risultato finale sia come lo immaginiamo: efficiente, innovativa, realmente utile, esteticamente perfetta. Importante è dunque dare il giusto valore a ogni fase di progettazione per poter godere a lungo di un progetto solido, bello e funzionale, senza dover intervenire successivamente per rimediare a difetti strutturali. Una Pergotenda è, partendo dalla sua progettazione, il modo per vivere a pieno il tuo outdoor, per questo motivo necessita di uno studio.

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